Il Maestro Franco Lorenzoni a Palermo: laurea honoris causa e seminario sul tema ‘La cultura è relazione, solo relazione’

Il Maestro Franco Lorenzoni a Palermo: laurea honoris causa e seminario sul tema ‘La cultura è relazione, solo relazione’

Due appuntamenti a Palermo per il Maestro Franco Lorenzoni che venerdì 11 giugno ha ricevuto l’importante riconoscimento della laurea honoris causa in ‘Scienze della Formazione continua’ dall’Università di Palermo e, il giorno dopo, ha partecipato al seminario “L’educazione come reciprocità e luogo di costruzione della comunità”, tenuto nell’aula magna dell’Orto Botanico su iniziativa del progetto Dappertutto, del Cidi Palermo, e dell’Università degli Studi di Palermo.

“E’ una grande emozione tenere questa lezione a Palermo, una città da cui ho imparato tanto e che amo profondamente” ha detto Lorenzoni nel corso della sua lectio magistralis intitolata Per una Scuola all’altezza della nostra Costituzione.

Ma è stata un’emozione ancor più grande per tutte e tutti coloro che, attraverso queste iniziative, hanno potuto confrontarsi con lui in una riflessione sull’importanza dell’impegno della comunità educante e del lavoro congiunto tra scuola e territorio. ‘La cultura è relazione, solo relazione’ è stato il tema affrontato durante il seminario all’Orto botanico dal maestro, scrittore e pedagogista che nel 1980 ha fondato la Casa-laboratorio di Cenci, straordinario luogo di sperimentazione pedagogica e ricerca intorno a temi ecologici, scientifici, interculturali e di inclusione. Il suo legame con Palermo, cominciato negli anni ’90 grazie ad Alessandra Siragusa con la formazione di un gruppo di insegnanti ed educatori, insieme ad artisti ed intellettuali, oggi prosegue e si consolida nel segno della continuità.

“Se il nostro Paese riuscirà a mettere l’infanzia e l’adolescenza al centro delle politiche pubbliche, anche grazie al flusso di finanziamenti previsti che speriamo possano tradursi in scelte concrete, lo dovrà anche a Franco Lorenzoni e a quanti, come lui, in questi anni si sono spesi con passione e competenza, fuori da contesti istituzionali – ha detto nel suo intervento al seminario l’assessora alla Scuola, Giovanna Marano – L’Italia e, soprattutto il Sud, ha bisogno di investire nell’educazione e nella formazione per curare le già gravi diseguaglianze ora acuite dalla pandemia, che ha prodotto un ulteriore allentamento dei legami e disgregazione sociale”.

“Per riuscirci – ha aggiunto l’assessora – è essenziale che in un processo di innovazione sociale la scuola, prima agenzia educativa e promotrice di uguaglianza, abbia al suo fianco una comunità educante, riconosciuta come soggetto più esteso, che lavora attorno alla scuola e che sia pronta ad agire e cooperare sentendosi riconosciuta. L’amministrazione comunale è interessata a sostenere tutti quei progetti che hanno a che fare con il valore collettivo della cura dell’infanzia e con la realizzazione dei Patti di comunità, nella consapevolezza che l’agorà che ogni nido contiene rappresenta, simbolicamente, la piazza nella quale si costruisce il futuro della democrazia, si contrasta dispersione e povertà educativa e si cura la disgregazione sociale post Covid”.

Secondo l’assessora Marano, i fondi nazionali, dunque, “non dovranno servire solo a costruire nuovi asili lasciando che resti un servizio a richiesta individuale, con tariffe penalizzanti per chi ha un reddito medio-basso”. Quindi, bene che il ministro Bianchi abbia bruciato i tempi sull’attuazione delle Linee Guida pedagogiche “ma bisogna fare chiarezza su due punti: l’accesso universale ai servizi educativi, gratuito per alcune fasce di popolazione, e l’abbassamento dell’obbligo scolastico a meno di sei anni”.

“Il lavoro educativo è fondato sulla rete di relazioni di ognuno – ha affermato al seminario il maestro Lorenzoni – A Palermo ieri mi è stata regalata una maglietta con la scritta ‘Chi nasce tondo non può morire quadrato’. Una frase che si può interpretare come l’ineluttabilità del destino oppure come la sfida dell’educazione che, dal riconoscimento dell’irriducibilità del singolo, di ciò che si è, possa fare emergere e affermarsi il grande desiderio di trasformarsi e di affermarsi. I bambini piccolissimi sono curiosi di tutto, da zero a sei anni costruiscono la propria capacità di relazionarsi con il mondo. Per questo, le privazioni in quella fascia di età si portano dietro per tutta la vita. Non posso che essere d’accordo, quindi, sul fatto che lo zero-tre debba essere gratuito e universale e che dai quattro anni cominci l’obbligo scolastico. Rispetto a Recovery fund abbiamo il dovere di un controllo sociale, perché rispetto al debito che stiamo caricando sulle spalle delle nuove generazioni l’unico risarcimento possibile è migliorare l’educazione, in particolare da zero a sei anni”.

“La presenza di Franco Lorenzoni è stata un’occasione per riunire tanti soggetti che lavorano per il cambiamento sociale e per una scuola più inclusiva” ha detto la coordinatrice del seminario Elena Mignosi, docente di Pedagogia sociale dell’Università di Palermo, che ha parlato del progetto di costruzione di comunità educante che ha coinvolto tre quartieri della città, dando poi la parola ad Amico Dolci, musicista e presidente del Centro di sviluppo e creatività Danilo Dolci.

Al seminario, organizzato dal Dipartimento di scienze psicologiche, esercizio fisico e formazione dell’Università di Palermo, insieme alle associazioni Dappertutto e Cidi Palermo, e trasmesso in streaming, ha partecipato anche Gianni Nuti, sindaco di Aosta, docente universitario di Didattica e pedagogia all’università della Valle d’Aosta, musicista sostenitore della prospettiva inclusiva e dell’arte e della poesia come “terra di tutti” che ha manifestato apprezzamento per l’iniziativa che ha messo insieme un “insieme di intelligenze, immerse nella natura, in una terra ospitale come Palermo”.

Il professore Nuti ha cominciato il suo intervento con una citazione del regista Ermanno Olmi: “Nel nostro cammino umano l’unica possibilità per avvicinarci alla verità è la poesia. Tutti siamo poeti. Anche se usiamo le stesse parole, con il nostro sentimento, le trasformiamo e facciamo poesia, che ha mille e mille voci. Siamo noi che abbiamo pochi orecchi”. Una riflessione attraverso la quale Nuti ha avviato il suo ragionamento sulle “sensorialità che sono le nostre finestre sul mondo e la chiave per la rappresentazione della nostra esistenza ma anche il nostro limite”.

Tra gli interventi Roberta Passoni, attivista del Movimento di cooperazione educativa e docente di sostegno, che ha focalizzato le difficoltà che si incontrano nei processi di inclusione ma che rappresentano una preziosa occasione di arricchimento a patto che ci si sappia riorganizzare.

Il video integrale del seminario