‘La ripartenza è donna’: una proposta per l’occupazione femminile e la riduzione del il divario di genere a Palermo

‘La ripartenza è donna’: una proposta per l’occupazione femminile e la riduzione del il divario di genere a Palermo

Un manifesto per il lavoro femminile a Palermo perché il riavvio dell’economia in città, attraverso le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non sia l’ennesimo miraggio ma un’opportunità concreta per recuperare il divario occupazionale, pesantemente aggravato dalla pandemia, per ridurre le diseguaglianze di genere e per avvicinarci ad una vera parità.

E’ stata questa la sfida posta al centro dell’incontro pubblico sul tema ‘La ripartenza è donna. Il Sud ricomincia dal lavoro femminile’, organizzato il 14 maggio scorso da Giovanna Marano, assessora al Lavoro e parità di genere del Comune di Palermo, al quale hanno preso parte Valeria Fedeli, senatrice e componente della Commissione Lavoro al Senato, e Linda Laura Sabbadini, dirigente generale del Dipartimento Statistica dell’Istat.

L’iniziativa, svolta in modalità telematica con la partecipazione di un centinaio di rappresentanti di associazioni datoriali, sindacali e di categoria, è stata coordinata da Maria Pia Mannino, consulente del sindaco per la Parità di genere: “Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia, le statistiche purtroppo confermano quanto, anche a Palermo, a pagare il prezzo più alto dell’emergenza sanitaria siano le donne. Per questo è fondamentale rivendicare una presenza paritaria di uomini e donne sul lavoro e nei centri decisionali, politiche di sostegno e l’incremento di servizi e infrastrutture sociali”.

Durante l’incontro, la drammaticità della condizione femminile nel mercato del lavoro è stata messa in evidenza attraverso i dati Istat, elaborati dall’Ufficio Statistica del Comune di Palermo.   

LE INATTIVE

Le donne inattive nella Città Metropolitana di Palermo, nel 2020, nella fascia 15-64 anni sono arrivate a 264mila, ovvero il 65% della popolazione femminile della suddetta fascia d’età. Ben 4mila in più rispetto al 2019, con un tasso di inattività che si attesta al 63,1%. Il confronto con gli uomini inattivi 15-64 anni è impietoso, con uno stacco di 24 punti percentuali. Nel 2020 gli uomini inattivi erano infatti 161mila (il 40,9% della popolazione maschile tra i 15 e i 64 anni) contro i 151mila del 2019 (corrispondente al 38,1%).

La fascia di età più colpita è quella delle giovanissime: l’anno scorso risultavano inoccupate il 90% delle ragazze dai 15 ai 24, il 61,5% delle giovani dai 25 ai 35 anni e il 51,8% delle donne dai 35 ai 44 anni. Percentuali crescenti anche con l’avanzare dell’età, che rende più difficile trovare un nuovo lavoro, e che ha visto inoccupate il 57,2% delle donne tra i 45 e i 54 anni ed il 70,2% di quelle tra 55 e 64 anni.

Nel confronto con la città di Milano emerge tutta la differenza tra il nord e il sud del Paese. La percentuale di donne inattive nel capoluogo lombardo, nel 2020, è stata del 31,8% , ovvero il 33,2% in meno rispetto alla Città Metropolitana di Palermo dove, appunto, si è registrato un tasso di inattività del 65%.

Passando dalla Città Metropolitana di Palermo all’intera isola, nel 2020, in Sicilia le donne che non hanno cercato lavoro né studiato, si sono attestate su un milione e 17mila (il 62,9% della popolazione dai 15 ai 64 anni). Ben 17mila in più dell’anno pre-pandemia. Gli uomini inattivi, invece, sono quasi la metà: 578mila nel 2020 (36,5%), in leggera crescita rispetto al 2019, che ne contava 564mila (35,3%).

Enorme anche la forbice rispetto all’intero territorio nazionale. In Italia, infatti, le donne inattive, nel 2020, sono risultate 8 milioni e 693mila (il 45,3% della popolazione), 310mila in più rispetto al 2019 (43,5%). Gli uomini, invece, 5 milioni e 47mila nel 2020 (26,5%) e 4 milioni 791mila nel 2019 (25%).

LE DISOCCUPATE

Alle 264 mila donne inattive del 2020 bisogna sommare le donne disoccupate, dai 15 anni in su, che nel 2020, nella sola Città Metropolitana di Palermo sono state 24mila (16,2%) contro 35mila uomini (14,8%) mentre la percentuale nazionale di disoccupazione nel 2020 è notevolmente più bassa: il 10,2% per le donne e l’8,4% per gli uomini. Statistiche solo apparentemente meno preoccupanti. Su questo dato, infatti, incidono il blocco dei licenziamenti previsto dalla pandemia e le altre tutele attivate con l’emergenza sanitaria che, dunque, prossimamente potrebbe subire una pesante impennata.

Anche per la disoccupazione la fascia di età maggiormente afflitta dal fenomeno nel 2020 è quella delle giovanissime. A Palermo, le ragazze dai 15 ai 24 anni che non sono riuscite a trovare lavoro l’anno scorso ha raggiunto il 44,2% della popolazione, contro il 31,8% nazionale; le donne senza lavoro dai 25 ai 34 anni sono state il 28,1% nel capoluogo siciliano mentre la percentuale nazionale si è fermata al 15,7%.

A Milano la percentuale di donne nella stessa fascia di età che l’anno scorso era disoccupata è ad una sola cifra: il 5,8%.

LE LAVORATRICI

Anche il capitolo relativo agli occupati risulta devastante.

Nel 2020, nella città metropolitana di Palermo, le lavoratrici dai 15 anni in su sono state appena 122mila (22,2%) con una flessione di mille unità in confronto al 2019 (123mila con un tasso del 39,9%) mentre gli uomini occupati della stessa fascia di età sono stati 80mila di più: 202mila nel 2020 (39,9%) anche se in calo di 5mila unità rispetto all’anno pre-pandemia (207mila).

Diametralmente opposta è la situazione delle occupate nella città di Milano dove, nel 2020, il tasso di occupazione femminile si è attestato al 64,2%, con un distacco netto rispetto alla Città Metropolitana di Palermo di 42 punti percentuali.

In Sicilia nel 2020 a lavorare sono state 12mila donne in meno rispetto all’anno precedente dell’emergenza sanitaria. Nello specifico erano 487mila l’anno scorso (22%) contro le 499mila di due anni fa (22,4%). Solo 3mila in meno, invece, gli uomini occupati, che sono scesi da 499mila del 2019 (42%) a 487mila dell’anno scorso. Netto il distanziamento dei dati locali da quelli nazionali. In Italia, nel 2020, le donne occupate sono state il 35,8% della popolazione dai 15 anni in su (9 milioni e 623mila unità), in flessione di 249mila posti rispetto al 2019 (9 milioni 872mila unità). Anche in questo caso il divario di genere risulta rilevante. Gli uomini occupati in Italia l’anno scorso raggiungevano il 52,9% (13 milioni e 280mila unità) con una perdita di 208mila posti di lavoro rispetto al 2019 (13 milioni 488mila).

IL REDDITO DI CITTADINANZA

A Palermo, nel 2019 la percentuale di donne nella platea di coloro che hanno percepito reddito cittadinanza è del 54,83% mentre nel 2020 è stata del 53,83%.

Alla luce di questi elementi l’assessora al Lavoro, Giovanna Marano, ha sottolineato la necessità che il Piano nazionale di ripresa e resilienza “contenga interventi incisivi sul lavoro femminile nel meridione, attraverso l’introduzione di vincoli specifici”.

“I numeri dimostrano che, in Sicilia e a Palermo, il già gravissimo gap di genere, che permane in tutti i settori e soprattutto nei ruoli decisionali, con la pandemia è ulteriormente aumentato – ha dichiarato – Abbiamo fatto molti passi indietro. Le donne palermitane che negli ultimi anni avevano investito nel terziario, nelle imprese turistiche e culturali, seguendo la vocazione del nostro territorio e provando a superare l’inoccupazione, stanno pagando un prezzo altissimo. Il lavoro domestico e di cura non retribuito, dal lockdown in poi, è diventato più gravoso, sia per chi ha usufruito del lavoro agile che per le donne che hanno continuato a lavorare in presenza. Colf, badanti, baby sitter, perdendo l’occupazione sono rimaste spesso prive di tutele. Il lavoro femminile continua ad essere penalizzato dalla gravidanza”.

LA PROPOSTA

L’assessora, quindi, ha lanciato alle partecipanti la proposta di “avviare un’azione unitaria e trasversale, creando un tavolo permanente quanto più ampio possibile, mettendo insieme le associazioni datoriali, i sindacati di categoria, le istituzioni. Occorre che le aziende siano obbligate o premiate se incentivano l’occupazione femminile”.

Una proposta apprezzata da Linda Laura Sabbadini che, nel suo intervento, ha sottolineato: “Nel Sud il tasso di occupazione non superava il 30% già prima del Covid, a causa di un’assenza strutturale di politiche di genere e sociali adeguate. E in Sicilia e a Palermo la situazione è particolarmente critica. Nell’isola le donne devono investire di più in cultura e formazione, bisogna fare in modo che non interrompano gli studi perché questo può dare loro maggiori protezioni nel mondo del lavoro. Per incentivare l’occupazione femminile può essere utile l’inserimento della clausola di condizionalità, come ha fatto, ad esempio, la Regione Lazio inserendo un meccanismo di premialità nei bandi per le assunzioni di donne

Anche la senatrice Valeria Fedeli ha messo in evidenza l’importanza della ‘clausola di condizionalità’ inserita nel Pnrr. “Se vogliamo puntare ad un aumento dell’occupazione femminile dobbiamo partire dal Sud, dove il divario è maggiore. L’insieme delle competenze e delle rappresentanze trasversali coinvolte in questa iniziativa, attraverso una co-progettazione, permetterà una mobilitazione unitaria e una capacità concreta nell’intercettare gli investimenti disponibili per questo territorio. Consolidare il percorso di questo tavolo unitario può permetterci di arrivare alle risorse e cogliere questa straordinaria opportunità, proprio a partire dalle donne a Palermo”.